Della Grecia… e dell’Europa

“Abbiamo un governo che non emula le leggi dei vicini, che non amministra lo Stato nell’interesse di pochi, ma di una maggioranza, si chiama democrazia… quanto alla povertà, se uno è in grado di far del bene alla città, non è impedito dall’oscurità della sua posizione sociale”: queste sono le parole di Pericle, grande legislatore che ha governato Atene dal 460 al 429 a.C.

Viene un brivido a pensare che la culla di tutto ciò che è, o dovrebbe essere, la civiltà europea venga oggi messa all’angolo dall’Europa stessa.

La parola Europa, fra l’altro, ha origini antichissime e profondi significati: secondo un mito, che abbraccia il Mediterraneo orientale nel suo insieme, era il nome di una principessa di Tiro, città fenicia, che fu rapita da Zeus e portata nell’isola di Creta, dove mise al mondo molti figli che popolarono il nostro continente. Questo mito fa capire che la civiltà ci ha raggiunto, provenendo dal Medioriente, attraverso le isole greche; in particolare a diffondersi è stata la conoscenza delle tecniche agricole; fa comprendere anche come i popoli europei si siano formati grazie all’apporto di migranti, così come ci spiega la storia, e ancora che noi tutti possiamo considerarci un po’ figli della stessa madre, appunto l’Europa. Il mito ci spiega anche come i popoli che abitano intorno al Mediterraneo abbiano radici comuni e forse destini comuni, seppur oggi tutto ciò sembri molto lontano.

L’Europa ha vissuto secoli di guerre fratricide tremende e, solo dopo l’ennesima spietata carneficina, alcuni intellettuali hanno avuto un sogno, un’idea di altissimo valore morale che servisse da esempio per tutti, forse un’utopia: unire i popoli europei per evitare nuove barbarie, nella speranza di poter unire un giorno il mondo intero. Sono di Altiero Spinelli, un antifascista italiano per anni in carcere e poi confinato a Ventotene, le seguenti parole: “E quando superato l’orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione d’insieme tutti i popoli che costituiscono l’umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l’unica garanzia concepibile che i rapporti fra i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo”.

Oggi sembra che questo sogno sia finito: l’Europa appare un’unione solo economica e monetaria dove i più forti dettano le regole ai più deboli, dove non c’è posto per la solidarietà, né per spingere in avanti il progetto originario di giungere ad una vera unione politica. Questo non è un pericolo solo per il nostro continente, che vede ormai singoli paesi lasciati da soli a risolvere problemi complicati sia di politica interna sia estera, senza alcuna cura per il bene comune, ma è una sconfitta per il mondo intero perché l’Europa unita rappresentava, e spero ancora rappresenti nonostante le continue pessime notizie, un progetto virtuoso, una strada percorribile da altri. Potremmo noi europei essere un esempio per tutti di cooperazione, democrazia, pace, libertà, mutuo aiuto, solidarietà verso i popoli che vivono nella miseria e nella violenza di guerre inaudite. L’Unione potrebbe addirittura espandersi oltre i propri stessi confini (ma quali sono poi i suoi limiti geografici?) e abbracciare il Mediterraneo e i paesi che vi si affacciano e, perché no, anche la grande Russia.

Questo sogno sta naufragando sulle macerie economiche della Grecia, paese a cui si è disposti a rinunciare in nome delle regole liberiste, che si è disposti ad umiliare come un nemico, un peso che si vuol scaricare. Quanta valenza simbolica c’è in questo passo fatidico: si è disposti a rinunciare alla terra in cui l’Europa è nata!

Questo sogno sta perdendosi insieme ai profughi che nessuno in Europa vuole, in nome di una sicurezza che è impossibile senza politiche di inclusione. Questo sogno inoltre muore nell’assenza di una lungimirante politica estera, mancanza che potrebbe portarci tutti sull’orlo del baratro.

Ho guardato il volto di Tsipras intervistato alla tv greca e, indipendentemente dagli errori che anche lui può aver fatto e che non so valutare perché non voglio credere ciecamente a certe affermazioni di esponenti della controparte, ho visto l’orgoglio ferito, la dignità di chi, messo in ginocchio, alza ancora la testa; l’ho notato soprattutto nelle parole: “noi greci sopravvivremo, domani si leverà il sole e respireremo ancora”.

Se la Grecia viene abbandonata, se i profughi vengono abbandonati, se l’idea di una politica comune e saggia non sfiora neanche più le menti di chi ha il potere di cambiare le cose, allora domani si leverà il sole, ma il sogno europeo non avrà aria per respirare e non so se noi europei sopravvivremo e forse l’umanità intera, e per quanto e come.

Della Grecia… e dell’Europaultima modifica: 2015-07-02T16:22:16+02:00da nadia2012a
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