La democrazia in pericolo, ricordando Orwell…

In questi giorni assistiamo, da parte dei membri del PDL, all’utilizzo di parole e frasi che falsificano completamente la realtà e che reputo altamente pericolose per la democrazia e l’equilibrio dei poteri che ne è alla base. Purtroppo mi ricordano molto il romanzo di Orwell “1984” in cui si descrive l’introduzione, da parte di un sistema totalitario, di una neolingua che permette di alterare il significato stesso dei termini, tanto da arrivare a slogan come: “ La pace è guerra” e “ La libertà è schiavitù”.

In Italia sentiamo affermazioni del tipo: “Berlusconi è perseguitato dalla magistratura”, “la condanna di Berlusconi è un pericolo per la democrazia”, “Berlusconi deve avere la garanzia dell’agibilità politica”, “ un uomo politico che ha preso nove milioni di voti non può uscire di scena per una condanna… Se nove milioni di persone lo hanno votato e si fidano di lui, non può essere interdetto dai pubblici uffici o considerato incandidabile per una sentenza dei magistrati”.

Personalmente mi chiedo come faccia la maggior parte degli italiani a non indignarsi tanto da scendere spontaneamente in piazza, e perché non sia in grado di percepire fino in fondo la vera minaccia alla democrazia che tali esternazioni rappresentano. E’ come se i cittadini fossero drogati da vent’anni di falsità, tanto da non rendersi più conto di come stanno realmente le cose, oppure talmente sfiduciati da non avere più la forza di alzare la testa, o ancora così patologicamente individualisti, fatalisti, e anche un po’ masochisti, come dice lo psicanalista Andreoli, da non reagire più a nessuna nefandezza, considerandosi forse anche loro un po’ cialtroni come gran parte della loro classe dirigente.

Occorre allora ricordare, e precisare, cose che dovrebbero essere ben conosciute da tutti e ovvie, e cioè che il sistema giudiziario in Italia è fortemente garantista, infatti ci sono tre gradi di giudizio prima di arrivare a una sentenza, e che emessa la sentenza finale, cioè quella della Cassazione, l’imputato diventa colpevole a tutti gli effetti. Inoltre consenso e legalità sono due cose che devono essere assolutamente separate in uno stato di diritto, ovvero non bastano milioni di voti per rendere un individuo impunibile; il rispetto delle regole è alla base di ogni sistema legalitario. E’ come se, per fare un paragone alquanto banale, ma estremamente chiaro, nel gioco del calcio nell’assegnare un rigore si volesse tener conto del numero e della volontà dei tifosi e non delle decisioni dell’arbitro.

In Italia, forse più che in altri Paesi, la magistratura è autonoma rispetto al potere esecutivo, ma questo, che è sancito dalla nostra Costituzione, considerata fra le migliori del mondo, è proprio ciò che garantisce che uomini senza scrupoli e avidi di potere a qualsiasi costo, che si considerano superiori alla legge, possano governare indisturbati fino alla fine dei loro giorni modificando a loro piacimento le regole che i nostri padri costituenti hanno stabilito per assicurare ai posteri libertà, diritti, e giustizia uguale per tutti.

Uno Stato in cui chi è al potere si sente superiore alla legge è, in modo palese o strisciante, un sistema totalitario che sancisce una profonda disuguaglianza fra i cittadini. Il consenso, populisticamente ottenuto  grazie anche alla propria ‘potenza’ mediatica, non può rendere superiori alle regole, altrimenti perfino il nazismo e il fascismo non potrebbero più essere considerate dittature, in quanto per molto tempo ebbero un largo seguito fra la popolazione.

Nelle democrazie mature anche come cambiare le istituzioni è regolamentato dalla costituzione, altrimenti vedremmo realizzarsi la temibile dittatura della maggioranza, in cui non ci può più essere cambiamento dello status quo in quanto l’opposizione sarebbe messa a tacere con leggi opportune. Perfino la magistratura vedrebbe una riforma della giustizia orchestrata in modo tale da impedirle di condannare i potenti, mentre le resterebbero tutti gli strumenti per i processi alla gente comune, quella che non conta nulla, realizzando il motto orwelliano de “La fattoria degli animali”: “ Tutti gli animali sono uguali, ma i maiali sono più uguali degli altri”.

 

La democrazia in pericolo, ricordando Orwell…ultima modifica: 2013-08-07T16:17:13+02:00da nadia2012a
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