Le fanciulle del drago

La condanna in primo grado all’ex Presidente del Consiglio per concussione e prostituzione minorile ha sollevato moltissime polemiche contro la magistratura da parte dei fedelissimi del leader del PDL, i quali difendono il loro capo-padrone a oltranza, con argomentazioni che spesso lasciano attoniti o inorriditi.

I messaggi che vengono dati in pasto al pubblico, e purtroppo non solo oggi, personalmente mi rattristano molto, soprattutto sapendo che giungono alle orecchie di tanti ragazzi e giovanissime donne.

La Santanché, per esempio, a difesa di Berlusconi sbandiera il sacro diritto alla libertà. Ferrara si lancia contro quello che, secondo lui, sarebbe lo Stato etico, che limiterebbe i comportamenti privati secondo modelli illiberali e moralistici. In sostanza a difesa del premier entrambi affermano il principio che ciascuno può cercare il proprio piacere come vuole, purché nel sesso l’altro sia consenziente, sorvolando sul fatto che questo ‘altro’ potrebbe anche essere un minore ( come è accaduto nel caso di Berlusconi), che per la legge e la morale comune va naturalmente protetto.

Tutto questo ha cambiato la cultura e il costume nel nostro Paese, sdoganando il peggio dei bassi istinti maschili e, seppur diversi, anche femminili.

Avere un bel corpo per una ragazza è trovarsi nella condizione, volendo, di diventare una merce. La sua carne la può vendere al miglior offerente e non importa se l’acquirente ha trenta o settant’anni, e se, in quest’ultimo caso, un rapporto sessuale suscita, in un’adolescente, più  il vomito che altro. Ci si può abituare anche allo schifo, per tanti soldi ovviamente.

E’ vero che la prostituzione è sempre esistita, spesso però era, ed è, legata a necessità economiche, all’essere nel gradino più infimo della gerarchia sociale, a condizioni di schiavitù, sostanzialmente a terribili e umilianti ingiustizie, vissute come tali e odiate da chi vi si trova costretto.

In epoca contemporanea si è aggiunta la prostituzione per far carriera, per arricchirsi, per sfondare nel mondo dello spettacolo, o, peggio per i cittadini, per fare politica e avere lauti guadagni assicurati anche quando la propria capacità attrattiva non sarà più tale per lo scorrere inevitabile del tempo.

Tutto viene mercificato e il corpo della donna non è da meno, ma questo è un vero scempio della femminilità, e un attentato all’integrità della persona, alla sua necessità di crescita e sviluppo equilibrato.

Le giovani donne che intraprendono la strada di questo tipo di prostituzione probabilmente per molto tempo sono convinte di essere loro le padrone del loro corpo e di utilizzarne i vantaggi come per un qualsiasi altro oggetto o bene; in realtà di quella loro parte fondamentale, che tra l’altro è assurdo pensare separata dalla psiche, ne sono spossessate. Maschi che vedono nell’altro sesso null’altro che un oggetto per l’utilizzazione finale, le manipolano, le stuprano psichicamente, le riducono a semplici merci senza alcun cuore, strumenti di piacere come quelli che vendono nei sexy shop.

L’altro messaggio che passa è che l’uomo potente, molto ricco, attorniato di lecchini che lo elogiano e servono, solo per averne dei vantaggi, può possedere tutto, anche i corpi. Può avere qualsiasi tipo di piacere, perverso o meno, pedofilo o meno, a qualsiasi età. Qual è poi la ricaduta culturale e morale sul resto della popolazione? Un solo dato lo fa capire: gli uomini italiani sono fra quelli che maggiormente praticano il turismo sessuale, nei paesi poveri ovviamente, perché non tutti possono essere ricchi come il loro ex-premier. La lezione è stata appresa molto bene.

Se la cultura ostentata da gran parte della nostra classe dirigente mostra che il valore della donna è solo in  funzione alla sua capacità di diventare merce appetibile, non vedo quale libertà reale ci sia per il genere femminile, quale vera emancipazione. Nulla di tutto questo: solo un altro modo per essere, noi donne, serve del maschio. I femminicidi sono poi un altro aspetto dell’idea dilagante che la donna sia una proprietà dell’uomo, e che deve sempre piegarsi alla volontà maschile.

Nella maggior parte degli altri continenti le donne non sono libere, ma dobbiamo smetterla di pensare che nei nostri paesi sviluppati e democratici lo siano davvero. Prima ce ne renderemo conto, meglio sarà. Forse almeno impareremo a dare giudizi meno taglienti sulle altre culture che presentano sì espressioni aberranti della supremazia maschile, ma sono solo una variabile, seppur più vistosa, del generale maschilismo che continua ad affliggere i rapporti fra i generi.

 

 

Le fanciulle del dragoultima modifica: 2013-07-09T14:03:34+02:00da nadia2012a
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